E’ tutt’altro che infrequente imbattersi in portafogli di investimento nei quali la scelta della banca – o delle banche – è stata fatta in base alle condizioni offerte.
Da alcuni anni infatti le banche partecipano apertamente ad un gioco di concorrenza commerciale che prevede una intensa comunicazione pubblicitaria incentrata su bassi costi di tenuta conto, sconti ed abbuoni sulle commissioni delle operazioni e, soprattutto, conti correnti vincolati offerti a tassi in competizione con quelli degli investimenti classici.
La banca resta, tuttavia, una controparte. Come tale rappresenta un rischio.
Una mappatura attenta delle condizioni offerte dai conti vincolati mostra, ad esempio, che non di rado le condizioni più generose sono offerte dagli istituti che presentano ratios patrimoniali meno brillanti, oppure operano con modelli di business più rischiosi ed hanno una qualità degli attivi meno rassicurante.
Riguardo al rischio implicito nella scelta di una banca piuttosto che un’altra, è bene dare conto dell’evoluzione che la regolamentazione europea sta registrando.
Al termine dello scorso anno è stato raggiunto un accordo che prevede le modalità del pubblico intervento di sostegno nel caso di fallimento di un istituto bancario. Il meccanismo di risoluzione che permetterà alle banche di fallire in modo controllato dovrà prima passare dal vaglio dell’Ecofin e del Parlamento Europeo e dovrebbe prendere il via nel 2015 per essere completamente operativo nel 2025.
Esso ha lo scopo di evitare quanto più possibile i danni a livello sistemico che le difficoltà bancarie possono generare. Ed ottiene questo scopo ponendo in gran parte il costo del dissesto – le perdite – a carico degli azionisti, degli obbligazionisti (soprattutto se subordinati) e dei grandi depositanti (con giacenze superiori ai 100mila Euro). Solo in caso che questo meccanismo, detto “bail-in” ossia auto salvataggio, non basti, è previsto l’intervento di un costituendo fondo salva-banche.
Il fondo salva-banche sarà finanziato dalle banche aderenti al sistema europeo di vigilanza. Ma nella prima fase non sarà un vero e proprio fondo europeo, bensì una serie di compartimenti nazionali. E così, forse fino al 2025, la scelta di una banca continuerà a comprendere anche la scelta di un rischio Paese.
Nel periodo transitorio, fino alla completa definizione del fondo salva-banche, sarà però previsto un ulteriore paracadute finanziario che permetterà alla banca in difficoltà di ottenere finanziamenti ponte dagli Stati o dal fondo ESM.
Una volta a regime la dotazione del fondo sarà di soli 55 miliardi di Euro. Rispetto al totale degli attivi del sistema bancario europeo la cifra appare un po’ limitata. A fine Settembre 2013 gli attivi delle sole prime dieci banche europee assommavano ad oltre 11’000 miliardi di Euro. Il patrimonio proprio, perciò, qualsiasi ratio si applichi, ammontava a quasi venti volte la dotazione del fondo.
Complessivamente la strada tracciata dagli accordi sembra quella di diminuire il legame tra banche e Stati, nonché tra banche e garanzie collettive in generale. Nello stesso tempo aumenta il legame tra banche e clienti, il che significa che in caso di difficoltà diviene più probabile che siano i clienti a pagare.
Questa evoluzione normativa non deve sorprendere. Al di là delle modifiche che potrà subire in corso di approvazione, la sostanza verosimilmente resterà la stessa. Una ragione potente spinge in questa direzione: gli Stati sovrani non si possono più permettere di salvare banche. I salvataggi effettuati a partire dal 2008 hanno portato i debiti pubblici in zona pericolosa. E d’altra parte il mondo bancario e finanziario è restio ad una regolamentazione che separi in modo netto ed efficace le attività speculative da quelle propriamente bancarie e più sicure.
Di fatto questo spostamento dei rischi dagli Stati agli investitori ed ai correntisti è già in corso. In ambito europeo è già avvenuto che i detentori di obbligazioni subordinate siano stati chiamati a subire perdite. Ed il caso Cipro, seppure per ora limitato ad un Paese periferico, ci dice che anche i correntisti non sono intoccabili.
Sicché d’ora in poi la solidità del bilancio, la qualità delle attività e del business dei diversi istituti, in qualche misura anche il Paese di appartenenza, dovranno essere un elemento importante nella scelta della propria banca, fisica oppure on-line che sia.